Sanità pubblica e universale, no a privatizzazioni; abbattere le liste di attesa; stop alla presenza di medici obiettori; incremento degli investimenti per l’edilizia socio sanitaria e per le dotazioni tecnologiche e di personale; riaprire i punti nascita chiusi e sviluppare la rete sanitaria periferica implementando il ruolo delle case della salute.

In questi ultimi anni l’accesso alle cure nella nostra Regione è diventato più diseguale, con territori periferici che si sono visti sottrarre servizi, chiudere presidi sanitari e punti nascita, impoverire il sistema di protezione sociale. Impoverimento che riguarda anche il personale, già duramente provato dal blocco del turn-over, e sottoposto a mancate sostituzioni e sovraccarichi di lavoro che rischiano di incidere sulla qualità e la stessa sicurezza delle cure. 

Sono tanti i cittadini che per una prestazione sanitaria si trovano ad affrontare lunghe liste di attesa e un sistema di compartecipazione alla spesa che li spinge a rivolgersi nel privato, e a pagare di tasca propria esami, prestazioni diagnostiche, visite specialistiche o, addirittura, a rinunciare alle cure.

Il sistema sanitario regionale sta subendo un’involuzione che ormai smentisce l’idea della “diversità dell’Emilia-Romagna”. Il modello che si delinea per il futuro è quello di una sanità mista pubblico-privata, in cui il privato assume un ruolo sempre più sostitutivo del servizio pubblico, spingendo forzosamente il cittadino verso la sanità privata e forme assicurative per la sanità integrativa.

  • Per l’Emilia-Romagna vogliamo una sanità pubblica e universale, senza privatizzazioni, che non incentivi il mercato delle assicurazioni private e il cui strumento più efficace, equo ed economicamente sostenibile di finanziamento sia la fiscalità generale, sulla base del principio della progressività.
  • Vogliamo abbattere le liste di attesa introducendo il principio dell’appropriatezza prescrittiva e rendere del tutto trasparente la gestione delle prenotazioni.
  • Appoggiamo le richieste già presentate dalle associazioni femminili di mettere un tetto alla presenza di medici obiettori e verificheremo la possibilità di eliminare del tutto la loro presenza nelle strutture pubbliche.
  • Vogliamo che la Regione si doti di un Piano Sociale e Sanitario che preveda un incremento degli investimenti per l’edilizia socio-sanitaria e per le dotazioni tecnologiche e di personale con l’obiettivo di potenziare la prevenzione, riaprire i punti nascita chiusi e sviluppare la rete sanitaria periferica implementando case della salute che devono essere aperte in ogni comune e in ogni quartiere delle grandi città
  • Vogliamo l’istituzione di forme reali di partecipazione dei cittadini, delle forze sociali, associative e sindacali ai processi decisionali delle politiche sanitarie e momenti strutturati di verifica dell’applicazione delle decisioni assunte.

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