Più lavoro a tempo indeterminato; più sicurezza sul posto di lavoro; parità retributiva tra uomini e donne; ridurre l’orario di lavoro a parità di salario; tutele per le partite Iva mono-committenti o a basso reddito.

Proponiamo un Patto per il lavoro sicuro, stabile e di qualità, non solo nel settore privato ma anche nel pubblico impiego, che ponga al centro la condizione di vita e lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori ripristinando ed estendendo i diritti cancellati dal Jobs Act. Vogliamo un Patto per il lavoro che persegua i seguenti obiettivi:

  • favorire la crescita del lavoro a tempo indeterminato, in particolare nelle fasce giovanili, rimodulando gli incentivi pubblici prevedendo l’erogazione di contributi solo a quelle imprese che sottoscrivono piani industriali che indichino gli obiettivi occupazionali e le tipologie contrattuali non precarie da utilizzare;
  • incrementare la sicurezza sul posto di lavoro stipulando convenzioni con l’ispettorato del lavoro per percorsi di formazione sulla sicurezza del lavoro e una maggiore intensificazione della qualità e quantità dei controlli aziendali;
  • raggiungere la parità retributiva tra lavoratori e lavoratrici chiedendo un impegno alle imprese per favorire modalità organizzative del lavoro che favoriscano la conciliazione;
  • avviare un confronto con le parti sociali per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario nel più ampio obiettivo della salvaguardia occupazionale e dell’incremento dei posti di lavoro;
  • avviare un processo di stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione, compresi i lavoratori in appalto e somministrati da agenzie di lavoro interinale;
  • escludere il licenziamento nelle crisi aziendali e rendere strutturale il ricorso ai contratti di solidarietà, anche attraverso il contributo economico della regione a sostegno del reddito dei lavoratori;
  • contrastare le “delocalizzazioni” e le dismissioni industriali adottando idonei strumenti fiscali e vincoli urbanistici che blocchino tentativi di speculazione edilizia;
  • favorire la riconversione ecologica dell’industria più inquinante individuando forme di sostegno alle imprese che investono nella transizione energetica ed ecologica e ai lavoratori coinvolti in processi di riconversione produttiva;
  • individuare forme di tutela per le partite Iva mono-committenti e a basso reddito che, sempre più, nascondono lavoro dipendente senza diritti e garanzie;
  • eliminare la piaga del caporalato, presente non solo nella filiera agricola e alimentare ma anche nei settori del turismo, dei servizi e nelle terziarizzazioni dell’industria;
  • mettere al bando le coop spurie, presenti in particolare nel distretto delle carni e della logistica, e sempre più uno strumento a disposizione di imprenditori senza scrupoli che usano gli appalti di sola manodopera per sottopagare i lavoratori, fare concorrenza sleale quando non evadere il fisco e favorire la criminalità organizzata;
  • contrastare l’esternalizzazione del lavoro: l’Emilia-Romagna è al primo posto in Italia, davanti al Lazio e alla Lombardia, per esternalizzazioni fittizie, ovvero per irregolarità in materia di decentramento produttivo, che nascondono storie di uomini e donne senza alcun diritto e contratto;
  • escludere negli appalti le gare al massimo ribasso, la proliferazione dei subappalti e le tipologie contrattuali di comodo ed inserire nei bandi di gara clausole sociali che garantiscano adeguati standard a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, soci o dipendenti, contrastando, dovunque esista, la piaga delle dimissioni in bianco;
  • potenziare i Centri per l’Impiego per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e la creazione di buona occupazione;
  • mettere in discussione a livello regionale la liberalizzazione delle aperture domenicali dei centri commerciali che, oltre a creare ingiustizia nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti, contribuisce a impoverire i centri storici.

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