Piena e indiscussa laicità dello Stato; riconoscere che ci sono più modelli di famiglia; diritto delle donne di scegliere liberamente circa la propria sessualità, maternità e salute riproduttiva; educazione alla differenza nelle scuole.

L’Altra Emilia-Romagna promuove la piena laicità dello Stato contro ogni fondamentalismo, per consentire alle diverse concezioni religiose si esprimersi in una società pluralistica garantendo l’esercizio dei diritti individuali e inderogabili delle persone. perché è da questi che discende il diritto di ognuno e ognuna a decidere della propria vita in ogni suo aspetto ed in ogni fase, fino alla fine, anche in caso di testamento biologico.

  • Molti comuni dell’Emilia Romagna hanno versato e continuano a versare alla Curia una parte cospicua degli oneri di urbanizzazione secondaria (il solo comune di Bologna nel 2015 ha versato circa mezzo milione di euro), per l’edilizia di culto sulla base di presupposti normativi superati o errati. Proponiamo un legge regionale che chiarisca questo aspetto escludendo la possibilità dei comuni di destinare parte degli oneri di urbanizzazione secondaria a favore dei diversi culti, utilizzandoli esclusivamente per gli altri scopi previsti tra i quali edilizia scolastica, verde pubblico, asili nido, piste ciclabili, viabilità. 
  • La regione finanzia con soldi pubblici, l’anno scorso con 47 milioni di euro, le scuole scuole confessionali private (paritarie). L’Altra Emilia Romagna pretende che venga applicato l’art. 33 della Costituzione che prevede che le scuole private siano “senza oneri per lo Stato” e quindi senza finanziamenti pubblici. 
  • In base a convenzioni regionali i sacerdoti che svolgono l’assistenza religiosa sono pagati come infermieri. Altra Emilia Romagna chiede che tale servizio confessionale sia trasformato in vero volontariato e che siano risparmiati così 2 milioni di euro ogni anno.
  • Libertà significa che non ci sono persone, cittadine/i e famiglie di serie b, ma la parità dei diritti per tutte/i. Quindi libertà significa riconoscere che ci sono più modelli di famiglia, che vanno regolate nel pieno rispetto di ogni scelta e di ogni orientamento sessuale, e tutte devono avere gli stessi diritti. La regione deve contribuire a equiparare i diritti delle coppie di fatto, di omosessuali e delle famiglie arcobaleno a quelli delle coppie eterosessuali, senza alcuna discriminazione.
  • Libertà significa che le donne hanno pieno diritto a scegliere liberamente in merito alla propria sessualità, maternità e salute riproduttiva. La libertà della donna esige la piena applicazione della legge 194 invertendo la tendenza crescente del fenomeno dell’obiezione di coscienza e verificando la possibilità di limitare/impedire la presenza di medici obiettori nei consultori e negli ospedali.
  • Il piano regionale contro la violenza di genere costituisce una base di partenza su cui costruire una serie di azioni concrete che affrontino il problema della violenza di genere e della discriminazione in modo trasversale. Vogliamo una forte iniziativa sull’educazione alla differenza nelle scuole di ogni ordine e grado per agire contro le radici delle violenze, del bullismo e della sopraffazione maschile; contrastare ogni tipo di discriminazione razziale, religiosa e basata sugli stereotipi sessisti e sui sentimenti di paura verso l’altro.
  • È necessario agire su tutti i fronti in cui l’autonomia economica e decisionale delle donne viene messa a rischio, a partire dalla riduzione del gap retributivo tra lavoratori e lavoratrici (oggi del 36% in Emilia-Romagna) fino ad annullarlo e da politiche per i nidi che necessitano di essere incrementati dal punto di vista numerico e di essere finanziati in modo da portare le rette a cifre effettivamente sostenibili dai nuclei familiari.
  • Il piano regionale contro la violenza di genere e la legge regionale antidiscriminazioni rappresentano un passo importante verso una società giusta e inclusiva, ma devono essere adeguatamente finanziate.
  • Proponiamo l’insediamento di un tavolo di concertazione permanente composto da rappresentanti delle istituzioni coinvolte (Regione, Comuni e scuole) e delle associazioni attive e competenti di questi temi per monitorare l’applicazione delle leggi e le esigenze che l’evoluzione della società presenta.

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