Percorsi decisionali e scelte trasparenti rafforzando gli strumenti di democrazia diretta e partecipativa; commissione consiliare permanente sulla criminalità organizzata e osservatori antimafia in ogni provincia, radicale cambiamento delle modalità di affidamento degli appalti

In Emilia-Romagna la criminalità organizzata ha oggi un radicamento senza precedenti, anche grazie alla collusione di settori della società che hanno aperto le porte dell’economia e delle professioni alle mafie. L’Emilia Romagna è la terza regione in Italia per lavoratori irregolari, la quarta per interdittive antimafia emesse e la quinta per riciclaggio. È qui che si è svolto Aemilia, il secondo maxiprocesso del nostro paese contro un’organizzazione criminale di stampo mafioso, dopo quello di Palermo del 1986. È l’unica regione, insieme al Piemonte, che conta al proprio interno tutte le mafie italiane e tutte le mafie straniere. Tutto questo non possiamo accettarlo e ciò che è stato fatto è evidentemente insufficiente.

  • Vogliamo istituire osservatori antimafia in ogni provincia e una commissione consiliare permanente sulla criminalità organizzata quale luogo per analizzare, studiare e avanzare proposte e soluzioni al contrasto alla criminalità organizzata con la partecipazione effettiva delle associazioni anti-mafia del territorio.
  • Vogliamo proseguire e intensificare il contrasto al gioco d’azzardo patologico e arrestare la diffusione di locali che ospitano apparecchi elettronici con vincite in denaro.
  • La lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata passa anche per un cambiamento profondo del nostro sistema sociale ed economico, che tolga l’acqua in cui galleggiano le mafie: per questo l’Altra Emilia-Romagna si impegna a garantire politiche di lotta alla povertà e sostegno ai giovani

È dimostrato che i lavori in appalto costano di più di quelli gestiti direttamente da un sano sistema pubblico, per cui vogliamo che le modalità di affidamento degli appalti d’opera e quelli di servizio siano radicalmente cambiate: occorre fermare il massimo ribasso, impedire il sub appalto, garantire eguaglianza di diritti e di retribuzione a parità di lavoro.

La subalternità della politica regionale ai poteri economici mette a rischio la credibilità delle istituzioni e distrugge risorse pubbliche senza alcun vantaggio per i cittadini. Questa subalternità va interrotta mettendo al centro i cittadini attraverso percorsi di reale partecipazione democratica e nuove regole sulla trasparenza della spesa pubblica e degli appalti pubblici. 

Vogliamo che la fase di approvazione della manovra economica regionale sia accompagnata ogni anno da un bilancio partecipato con cui la giunta discuta e condivida le scelte con i cittadini.

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